Fra
Catania e Siracusa, come in tutta la Sicilia, la situazione musicale è
drammatica, per quanto riguarda le nuove band:
sono molti i giovani musicisti pagati male, che riescono con difficoltà a farsi
un nome davanti ad un pubblico troppo spesso apatico e indifferente.
Premettendo
che, senza l’intenzione di far di tutta l’erba un fascio, talvolta può essere lo
scarso prodotto musicale a non entusiasmare abbastanza il pubblico e, di
conseguenza, i gestori dei locali; va detto che i musicisti hanno abituato i
propri ascoltatori solo ad un certo tipo di musica e che, d'altro canto, è
difficile sradicare una cultura come quella siciliana, la quale ha un’antica
tradizione musicale e popolare.
Proprio
per questo, certi artisti realmente in gamba non sono valorizzati, mentre nei pub, molte volte, ci si imbatte in dilettanti
allo sbaraglio, che tendono ad imitare malamente musica d’autore, con la conseguenza
di essere pagati poco e di rovinare, così facendo, anche il mercato di coloro che,
di sicuro, meriterebbero di più.
La
situazione a Siracusa non è molto dissimile da quella catanese: ci sono sì dei giovani
talentuosi, ma questi devono fare i conti con un pubblico immaturo che diserta
le sale, con gente che rimane indifferente e con i locali che ospitano sempre
gli stessi volti per cifre irrisorie, non consentendo ad Ortigia di vivere di
musica come potrebbe.
Sono
appassite le scene, ci sono solo cover
band, non c’è più un rock
innovativo, né il metal: solo il rap sembra mantenere una nicchia di buon
auditorio, grazie alla forte coesione fra spettatore e cantante. Sembra,
quindi, che non ci sia alcuna apertura al nuovo: i siciliani preferiscono ascoltare
ciò a cui il loro orecchio è abituato.
Si
può emergere solo ritagliandosi uno spazio settoriale, ciò nonostante nella
nostra regione non ci sono molte alternative, come ad esempio i garage rock nel Nord Italia, perciò i
locali reagiscono meccanicamente alla domanda di un popolo musicalmente diseducato,
cercando di accontentarlo facendo fronte ad un tempo di crisi economica, a
causa della quale anche i servizi offerti sono adesso più scadenti.
Ne
consegue che, solamente uscendo da un contesto musicale deprimente come questo,
i nuovi talenti potranno davvero emergere. L’emulazione ostinata
di molti neo-artisti, infatti, continua a scadere spesso nel ridicolo e anche quel
poco di buono che effettivamente c’è viene soffocato dalla ristretta cerchia di
cantanti che, essendo chiamati ad esibirsi più spesso di altri, generano una
sorta di “nonnismo” sia fra le band più giovani sia fra quelle con qualche anno
di più.
Danilo
Caccamese
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