Francis
Scott Fitzgerald muore in solitudine come il suo più riuscito personaggio: Il Grande Gatsby. L'attrice e scrittrice
Dorothy Parker davanti al feretro del collega esclamò: «Povero vecchio bastardo» come egli stesso aveva scritto
compiangendo la morte dello sventurato e maledetto miliardario fuoriuscito
dalla sua penna. Il romanzo fu pubblicato nel 1925 a New York ed è considerato
uno dei più grandi capolavori della letteratura americana. Jay Gatsby è un uomo
divenuto ricco grazie ad affari poco chiari, che organizza feste spettacolari
e che cerca di riconquistare la sua
vecchia fiamma, Daisy, conosciuta prima di andare al fronte; stanca di aspettare il primo amore Daisy
sposerà Tom Buchanan, uomo di un ottimo partito ed estremamente ricco. Voce
narrante è Nick Carraway, intraprendente giovane agente di borsa, cugino di
Daisy e vicino di casa di Gatsby che permetterà alla vecchia coppia di
ricongiungersi. L'epilogo del romanzo è macchiato di due omicidi e un suicidio:
Gatsby e Daisy investono involontariamente l'amante di Tom, Myrtle, così Wilson
il marito di Myrtle uccide Gatsby e poi sé stesso. Al nostro protagonista non
rimane altro che l'amico Nick; anche la sua Daisy ha preferito fuggire.
Fitzgerald riesce magistralmente a descrivere la New York degli anni '20, con
un'abbondanza di aggettivi e particolari che non scade nella pedante retorica:
è un romanzo dai tratti incisivi, i personaggi sono delineati con genio
creativo e anche la meno rilevante comparsa ha connotati curiosi e mai
banali. Gatsby è erede di un sentimento
romantico che è tanto lontano dal veniale uomo a noi contemporaneo: Gatsby è un
milionario, ha tutto ciò che si può comprare, è circondato dall'elite
della East Cost americana, ma è perennemente infelice ed ogni suo gesto è atto
al raggiungimento del grande amore che dimora nel passato, che per Gatsby è il
presente.
«Siamo barche controcorrente, risospinti senza sosta nel passato» scrive Fitzgerald, poi continua: «ogni nostra speranza è tesa a rivivere il passato, in cui viviamo così intensamente, da non accorgerci che non stiamo vivendo il presente e che in un prossimo futuro ci ritroveremo soli in una fredda bara senza aver avuto la possibilità di essere veramente felici.» È la storia di Jay Gatsby, che convinto di poter rivivere il suo grande amore con Daisy, rivive la sua ombra in un'illusoria felicità. Come tutti i capolavori che si rispettino, Il Grande Gatsby non resta solo inchiostro nero su pagina bianca, ti scuote e ti induce a fermarti e a riflettere sulla caducità della vita e dei sentimenti umani.
«Siamo barche controcorrente, risospinti senza sosta nel passato» scrive Fitzgerald, poi continua: «ogni nostra speranza è tesa a rivivere il passato, in cui viviamo così intensamente, da non accorgerci che non stiamo vivendo il presente e che in un prossimo futuro ci ritroveremo soli in una fredda bara senza aver avuto la possibilità di essere veramente felici.» È la storia di Jay Gatsby, che convinto di poter rivivere il suo grande amore con Daisy, rivive la sua ombra in un'illusoria felicità. Come tutti i capolavori che si rispettino, Il Grande Gatsby non resta solo inchiostro nero su pagina bianca, ti scuote e ti induce a fermarti e a riflettere sulla caducità della vita e dei sentimenti umani.
Viviana Giuffrida
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