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venerdì 23 novembre 2012

Letteratura


Libia 2012: il “se” della crisi libica


Nella memoria di ognuno di noi è piuttosto limpido il ricordo della guerra civile libica verificatasi nel 2011, le crude immagini di guerra che i telegiornali italiani trasmettevano in quel periodo e soprattutto la sensazione di angoscia che si creava nel cuore di ciascuno al solo pensiero che tutto questo potesse essere non fermato. Aggiungiamo, quindi, un "se" a quest’ultima frase: e se la crisi, in Libia, non fosse stata fermata? Se l’ONU non fosse riuscita ad intervenire e, ancor peggio, se la situazione fosse degenerata al punto da spingere l’esercito libico del leader Mu'ammar Gheddafi a muovere guerra contro l’Italia, attaccando alcune città siciliane? E se la risposta italiana fosse stata quella di mandare truppe in Libia per rispondere all’attacco così da evitarne altri? Queste sono le supposizioni che Alberto Molino, ragazzo catanese di soli vent'anni (nonché presidente dell'associazione culturale Voci di Corridoio, la quale edita la testata free press Voci di Città), si è posto nella sua testa e alle quali ha dato un’esaustiva risposta nel suo primo romanzo: Libia 2012.
A vivere in questo clima di terrore è un giornalista siciliano: Saverio Salvemini, il quale, due mesi dopo aver perso moglie e figlia a causa degli attentati terroristici, decide di partire come inviato speciale in Libia con il preciso scopo di scoprire e raccontare al mondo la verità, non solo sulla guerra in cui si troverà coinvolto, ma soprattutto sulla vita. È così che la storia si districa tra continui ed improvvisi scontri a fuoco, ambientati nello scenario libico afflitto dalla guerra, in cui il temerario giornalista si vedrà trascinato al punto da dover usare la sua Beretta più di una volta per la salvaguardia della propria vita. In questo caos in cui l’intero mondo sembra sull’orlo di un terzo conflitto mondiale, Saverio vivrà un’avventura terrificante in cui vedrà ancora e ancora le persone accanto a lui andarsene a causa di una morte ingiusta, con la stessa velocità con cui erano entrate nella sua vita; ma saranno proprio questi atroci avvenimenti a fargli scoprire dopo diverse peripezie un terribile mistero che avrebbe potuto cambiare la Storia della nostra nazione.


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Questo racconto avvincente, che lascia il lettore con il fiato sospeso fino all’ultima riga, ci mette di fronte a una possibile realtà, in cui le grandi potenze nazionali sono artefici del nostro destino tenendocene all’oscuro; una realtà, dunque, raccontata attraverso gli occhi curiosi di un giornalista che, come pochi nella vita reale, ha avuto il coraggio di sfidare la morte per rivelare al mondo la verità.

«Non sono un militare, non sono un eroe, sono un giornalista»,
 Saverio Salvemini - Libia 2012.

Chiara Forcisi

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