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lunedì 3 dicembre 2012

Reportage


Stazione Centrale: squallore tra binari e commercianti

© Riproduzione riservata 

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Desolante lo spettacolo che si mostrerebbe a un ipotetico viaggiatore sceso alla stazione dei treni di Catania. La missione di Centostazioni, che sta riqualificando 103 fermate ferroviarie in varie parti d’Italia, fra le quali quella appartenente al capoluogo etneo, era di ridare lustro ad una delle più incantevoli stazioni dai tempi dell’Unità, incitando l’incremento di esercizi commerciali volti ad assicurare il benessere del passeggero abituale come del turista occasionale. Eppure, il fallimento del loro proposito è sotto gli occhi di tutti: bar, edicole, ufficio informazioni turistiche, tutti chiusi da una politica imprenditoriale sorda ai bisogni del consumatore, che ha voluto equiparare il costo degli affitti delle botteghe con quelli in uso nel capoluogo etneo, costringendo alla chiusura i vari commercianti, eccezion fatta per un tabacchino che ancora resiste. Di certo non si possono pretendere affitti troppo alti in una stazione sempre meno frequentata; in considerazione anche del fatto che è stato ridimensionato di oltre il 75% il traffico dei treni a lunga percorrenza fra Nord e Sud Italia, riducendo il già esiguo numero di passeggeri che si vedono ora anche privati dei servizi più elementari (fonte: Giosuè Malaponti, coordinatore del Comitato Pendolari Siciliani).
Come si può sperare di essere più competitivi quando persino la scelta dell’utilizzo dell’aereo diviene più economica oltre che estremamente rapida, considerando anche che l’Italia detiene, altro “primato” in Europa, il servizio ferroviario più lento e scadente, facendosi battere persino da nazioni più disagiate e da poco entrate nell’Unione, come la Romania? Appunto, dalla Romania, ironia della sorte, proviene il maggior numero di “frequentatori” della stazione: si è oramai affermato in città l’utilizzo dello snodo ferroviario da parte di molti immigrati in difficoltà economiche, scadendo talvolta nel puro accattonaggio, con tutti i problemi da questi derivati (numerosi i casi di violenze, abuso di alcolici, prostituzione, ecc.). Una comunità ai margini di una città che non si preoccupa di loro, come della sua stessa stazione. Unica singolarità alcuni gruppi di volontari che spesso portano agli emigrati, ai più bisognosi,  l’invenduto delle tavole calde di alcuni bar della città che altrimenti andrebbero sprecati, buttati in un centro urbano di continue contraddizioni, di luci e ombre, che ha le potenzialità, il capitale umano e la forza attrattiva per poter diventare una vera metropoli, polo di interscambio della Sicilia orientale e maggior punto di riferimento per il Sud Italia. L'isola deve, cercando di vivere, "tirare a campare" con ciò che resta di una politica e di scelte tanto sbagliate quanto inefficaci, senza più alcuna prospettiva futura redditizia, cercando insomma di accontentarsi di ciò che già c’è e facendoselo bastare, un po' come fa un senzatetto al lato della strada che si accontenta della carità fattagli da un volontario.

Servizio fotografico di Alberto Molino e Andrea Battaglia
Articolo di Danilo Caccamese

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