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sabato 4 agosto 2012

Cronaca


Appello alla forza della Ragione
James Holmes, il joker di Denver, è come noi

Denver City, la sera della strage

Sguardo puntato nel vuoto, capelli grigio/arancio, un’espressione confusa, spiazzata, quasi a voler dire:

«Ma che ho fatto


In questi giorni ci è apparso così il ventiquattrenne James Holmes su tutte le televisioni, i giornali e i siti internet, quel giovane che oggi rischia la pena di morte (ahimè, è nato negli USA) per aver puntato un fucile davanti ad uno schermo e gettato gas lacrimogeni durante la prima del film: Il cavaliere oscuro - Il ritorno nel cinema Aurora di Denver (Colorado).
E fu così che, avendo da tempo architettato l’imminente strage nel suo appartamento, la sera del 20 luglio Holmes, camuffato da Baine (il nemico di Batman) con un cappotto nero, un casco, un giubbotto antiproiettile, una mascherina antigas, un coltello, un fucile, una pistola e gas lacrimogeni, è riuscito ad infiltrarsi nel cinema, sparando a più non posso contro la folla. Tra angoscia e paura la strage si è conclusa con 12 morti e circa 58 feriti. Tra le vittime una bambina di sei anni (Veronica Moser), una giornalista sportiva (Jessica Ghawi) ed un ragazzo morto per salvare la vita della sua partner: si chiamava Jon Blunck. Questi sono solo tre dei dodici morti, dodici vite andate in fumo a causa di una mente contorta e degenerata. Possiamo parlare, però, solo di un “pazzo” e ridurre la perizia ad un semplice “squilibrio mentale”? Dobbiamo accogliere indifferentemente le parole del presidente statunitense Barack Obama, il quale si è meramente dichiarato “triste” e “scioccato”? Per i cittadini non è giusto rendere memoria ai morti in questo modo, anzi, più che ai morti, dovremmo forse parlare ai vivi, alla gente che soffre per un amore mancato, stroncato.
Molti sono stati i casi che in passato hanno sconvolto l’intero Paese americano: nel 1927 un attentato colpì la Bath School nel Michigan, provocando la perdita di 45 innocenti e altri 58 feriti; un evento simile accadde anche nel 2007 nel Virginia Polytechnic Institute (32 morti e 29 feriti) ad opera di un sudcoreano, oppure ancora alla Columbine High School nel 1999 (a questo proposito si ricordi il film commemorativo Elephant, diretto da Gus Van Sant). Tutte queste stragi, e molte altre che non abbiamo citato, hanno accresciuto la sfiducia nei confronti delle istituzioni. Pare che il Secondo Emendamento della Costituzione americana, sebbene sia stato non di molto modificato, giustifichi le follie umane in base alla celebre questione del porto d’armi. In poche parole, tutti possono avere un’arma da fuoco. La questione intera riguarda i potenti, dal momento che, oggigiorno, la democrazia, paradossalmente, non ha niente a che fare con gli interessi del frustrato, sbalestrato e contraddittorio popolo. Ciò che le persone si chiedono è: «Quanto dolore c’è dietro questo ragazzo e, soprattutto, quanta rabbia

Denver City, i soccorsi giungono dopo la cattura di Holmes 

C’è chi dice che i film ispirati a Batman siano maledetti. Il precedente capitolo, Il Cavaliere oscuro (Usa 2008), è stato definito malevolo dalla critica e dalla comune superstizione: durante le riprese morì il tecnico degli effetti speciali, poco dopo M. Freeman ebbe un incidente stradale che per poco non gli costò la vita, C. Bale ebbe dei problemi legali e il grande attore, promessa del cinema d’autore, Heath Ledger, morì nello stesso anno di intossicazione acuta. Alcuni pensano che, essendosi identificato eccessivamente nel personaggio, abbia visto più Male che Bene nella sua vita. Il corpo di Ledger fu trovato pieno di Vicodin (un antidolorifico che porta alla paranoia, all’euforia e alle allucinazioni) proprio come accadde a James Holmes. Quindi, possiamo ritenere che si tratti solo dell’incapacità di distinguere la finzione dal reale? Forse quest’uomo si è semplicemente arreso.
«O muori da eroe o vivi tanto a lungo da diventare il cattivo» diceva Batman. Holmes ha dunque preferito, a suo modo, morire da eroe. Poca gente è come Joker. Poca gente combatte il moralismo, l’ipocrisia, il perbenismo, il potere, ma quando si decide che un altro essere umano debba morire per propria mano ecco che si diventa il potere. Questo ragazzo aveva o ha (dipende tutto dal tempo) un grido dentro, il bisogno di essere voluto bene, il terrore della solitudine. James Holmes è come tutti noi, con la differenza che ha scelto la via più assurda per farsi notare, quella che non rende giustizia a nessuna delle parti e, durante il processo, ha scelto la negazione, non la profondità di un pianto.
E noi ora, come fece Oriana Fallaci, ci appelliamo alla voce della Ragione: «Cosa può rendere giustizia
C’è gente adesso che aspetta, che sopporta, come sopportò Agnese Borsellino nella speranza di un pentimento, di una parola di vergogna dinanzi alla Verità. Anche l’America sta aspettando una risposta agli interrogativi su cui da troppo tempo, oramai, si sorvola.

Benedetta Spampinato

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