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Esimio
DIRETTORE
giorni fa mi sono trovato per caso fra le mani una copia del SUO periodico,
per l'esattezza il n°5, e devo confessarle che colpendomi per la semplicità che lo contraddistingue,
mi son trovato a leggerlo con molto piacere ed interesse. Trovandolo allo
stesso tempo molto interessante, mi sono precipitato a scriverLe per chiederLE
se Lei potesse onorarmi di pubblicare un mio articolo. Le anticipo che nulla
chiedo perché ritengo
doveroso farlo gratuitamente. Non Le faccio perdere tempo prezioso e, pertanto,
a codesta mia lettera allego un articolo che se Lei ritiene interessante potrà pubblicare,
chiedendo di poter essere informato al momento di una SUA eventuale
pubblicazione.
Distinti saluti.
LETTERA
APERTA AI SICILIANI
...e piove, ancora
e sempre sul bagnato. Lampi e fulmini che ancora e da sempre, si abbattono sui
giovani siciliani, sulle loro prospettive, sulle loro speranze del domani,
grazie all'immobilismo di una politica sempre più sorda ai bisogni, alle
esigenze, alle necessità di un territorio, di una Sicilia, che giorno dopo
giorno muore, uccisa sì, da una crisi globale, ma anche e soprattutto, da una
politica, che oggi più che mai, non pare in grado di dare risposte ad un
diffuso sentimento di solitudine degli individui che sentono lo Stato e la
politica lontani e sempre più incapaci di confrontarsi con i problemi di una
quotidianità talvolta drammaticamente vissuta. Una politica unicamente capace
di generare rappresentanti, che persistono consapevolmente, a non prendersi
cura dei tanti problemi che ci affliggono, intenti da sempre, a finalizzare il
loro mandato elettorale in facili profitti, corruzioni, sperpero di denaro
pubblico, personali arricchimenti e tant'altro, all'insegna dell' illegalità.
Non per niente, ancor oggi e di più della cosiddetta Prima Repubblica delle manette e della
carcerazioni, continuiamo ad assistere a continue bufere di marcio su politici,
indagati per estorsioni, pressioni per assunzioni clientelari, turbative aste
per fidejussioni irregolari, grandi
appalti truccati, concussioni, appropriazioni indebite, insomma una classe
politica corrotta e arrogante sotto un unico partito: quello del profitto
personale, che unisce politica ed imprenditori rampanti; un partito con
politici o meglio politicanti e politiche sì da strapazzo, senza vergogna, capitanate
dal puparo di turno.
Continua
a piovere, sulle piccole e medie imprese costrette a chiudere,
sull'agricoltura in ginocchio, su un edilizia al collasso, con validi
imprenditori ai quali serve urgentemente, una regia unica a sostegno di aziende
e di infrastrutture; sul comparto turistico, che in questa Sicilia benedetta da
DIO e tradita dagli uomini, potrebbe e dovrebbe avere tutte le carte in regola
per creare investimenti, crescita e lavoro. Diluvia, su una Sicilia che non si arrende e non si arrabbia per
ciò che non ha e per ciò che non va. Su una Sicilia che non è capace di dare risposte al presente nel quale
ci troviamo e nel quale confrontiamo certe scelte precedenti, in relazione ai
fatti salienti dell'attualità; sui siciliani che non si arrendono proprio
perché, nell'animo umano sentono di avere le chiavi del successo.
...piove, dai...
MONTI al mare, su un popolo che lotta per andare al di là della sopravvivenza, chiedendo
un lavoro per far riconquistare ai tanti padri di famiglia, troppo giovani per
andare in pensione e troppo vecchi per lavorare, alle donne, ai tanti giovani,
quella dignità calpestata e per non poter programmare un futuro migliore.
Piove,
e come piove, grazie ad
una politica delle menzogne, del ladrocinio, degli inquisiti, delle manette,
dimostratasi incapace, o meglio capace solo ed unicamente, di creare spettri di
colpevoli ritardi o soluzioni ambigue con uno sfrenato effetto domino sulla
economia, sui ceti più deboli, su una legge elettorale che, a distanza di tempo, ha
mostrato le sue lacune e la sua inefficacia; una legge elettorale che ha creato
un bipolarismo debole ed incapace di garantire governabilità in questa Italia
"Paese dei balocchi", inducendoci a pensare e a dedurre che, dopo gli
anni del populismo e dell'antipolitica è arrivato il momento di voltare pagina
o ancor meglio, di cambiare libro.
...piove ancora una volta, sul popolo siciliano, creativo, indomito e laborioso,
che da sempre si vede costretto a chiedere alla politica, senza mai avere, un
maggiore impegno, una maggiore attenzione, un interessamento, uno sforzo
unitario, per poter uscire dal precariato. Una Sicilia che chiede lo sblocco
delle infrastrutture pubbliche, autostrade, ferrovie, viabilità, trasporti,
infrastrutture turistiche, portuali. Su un popolo che chiede lo sblocco dei
crediti vantati dalle imprese nei confronti della Pubblica Amministrazione, la
destagionalizzazione del turismo. Su un popolo coraggioso, che esige maggiori
provvedimenti che producono investimenti per la cultura, la ricerca,
l'innovazione e l'ambiente.
...piove sul
cimitero di tanti cuori battenti che non possono trovare un posto di lavoro,
neppure in nero, perché evidentemente non basta dare incentivi se le aziende
non hanno interesse ad investire. È davanti agli occhi del più sprovveduto che
oggi la distribuzione degli incentivi premia le grandi aziende o poche realtà
selezionate che non creano occupazione aggiuntiva, quando la maggior parte del
tessuto economico siciliano che può creare nuovi posti di lavoro e fatto da
piccole, piccolissime, nane imprese.
...piove sulle
imprese in rosa siciliane, sulla volitività delle donne e la loro innata
attitudine al problem solving, che le
aiuta non poco nella non facile scelta di fare impresa.
...piove, grazie alla politica del fallimento,
delle facili illusioni, costretta vergognosamente a cedere le armi al governo
dei professori, perché incapace di risollevare le sorti del Paese, ma i
siciliani stanno ancora chiedendosi se la manovra possa contribuire alla
ripresa economica del Sud, della Sicilia. Ai posteri l'ardua sentenza, con
l'augurio e la speranza che da questa terra bellissima, da noi siciliani, possa
partire un nuovo vento di cambiamento, la voglia di crescere insieme, di
programmare il futuro per i nostri figli, i nostri nipoti, le nuove
generazioni. È giunto il momento di pianificare il nostro domani, ed allora
dobbiamo dimostrare di esserci, quando serviamo davvero. Dobbiamo noi per primi
uscire dal nostro immobilismo e tirare fuori il nostro orgoglio, rimarginando
il solco che fino ad oggi ha condannato in special modo la Sicilia a non
cambiare nulla da secoli.
Diceva un grande uomo, ed eccellente politico siciliano, RINO NICOLOSI:
[...] per la tenuta sociale del Mezzogiorno e specie della nostra Regione è [responsabilità] puntare sui
doveri in casa nostra. Le chiavi per il decollo dello sviluppo stanno certo
fuori, almeno parzialmente, dalla nostra dimensione istituzionale, anche se ne
richiamano integralmente la responsabilità in ordine all'uso più corretto e produttivo possibile di tutte le risorse, in uno sforzo di
risanamento e di sviluppo che riavvii l'accumulazione, stimoli gli
investimenti, ampli e rinnovi la base produttiva per reggere la competizione
internazionale ed aprire autentiche speranze ai giovani ed ai disoccupati.
Era il sei febbraio del 1985 e... continua a piovere!
GEOM. SALVATORE
NERI
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