Merda d'artista
L’arte si sa, è un surrogato dell’immaginazione umana, la manifestazione
più pura della mente e a sua volta della fantasia. Che sia una scultura o un
dipinto, un passo di danza o una poesia non fa alcuna differenza: l’arte è arte,
semplicemente perché nella sua più semplice definizione è la creazione di un
mondo a parte, capace di trasmettere emozioni e sensazioni diverse agli occhi
di chi la guarda. Tuttavia, è quasi tutta un’altra faccenda quando queste percezioni
fanno sorprendere e quasi sbigottire dall’incredulità. Ed è il caso in cui si
viene a parlare proprio della Merda
d’Artista. Piero Manzoni, artista italiano, ha creato nel vero senso
letterario del termine quest’opera, è
l’autore che nel 1961 ha sigillato in novanta barattoli le proprie feci,
applicando a questi contenitori delle vere e proprie etichette, in quattro
lingue diverse, con la scritta merda
d’artista per poi classificare i barattoli in ordine crescente numerandoli
da uno a novanta. Oltre a mettere in vendita queste scatole c’è da dire che
alcune di queste hanno già raggiunto prezzi esorbitanti, sfiorando addirittura
i centoventiquattromila euro, con una base d’asta di circa quarantamila. Questi
barattoli, pressappoco di trenta grammi ciascuno, sono stati infatti venduti ad
un prezzo equivalente in oro del loro peso. Lo scandalistico aspetto di queste
nuove forme d’arte ha però suggerito diverse letture simboliche. Prima fra
tutte il lato poetico di queste scatole, dove si allude ad una cessione da
parte dell’artista di una spicchio di sé; secondariamente, in senso ironico,
l’idea che qualunque opera creata da un’artista già affermato, potrebbe in
tutti i casi trovare il consenso economico
e quello critico, pur presentando qualcosa alquanto banale e mediocre. L’opera,
inoltre, accennerebbe alla profonda origine del lavoro dell’artista. Pertanto, il
contenuto di queste scatolette sembra ancora sconosciuto, vista la chiusura
metallica e la perdita di valore nel caso in qui se ne aprisse una, nessuno
sembra riuscito a trovare il coraggio per violare gli oggetti in questione. Pare però che
un’artista francese ci fosse riuscito e pur fotografando la profanazione, la
prospettiva delle foto non ha permesso
di capire cosa il barattolo nascondesse.
Le opere, alcune andate perdute altre invece no, sono comunque conservate
in diverse collezioni d’arte in tutto il mondo; il valore di ciascuna di esse è
stimato ad oggi intorno ai settantamila euro, prezzo di gran lunga superiore a
quello fissato dall’autore morto nel 1963 per via di un infarto.
Alex Piazza
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