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mercoledì 31 ottobre 2012

Mondo


Sacerdoti missionari, uno stile di vita

«Gli aiuti producono sviluppo dove c'è un popolo preparato ad usarli, altrimenti producono corruzione e una classe dirigente che pensa anzitutto a se stessa.» (Piero Gheddo)

Una vita spesa per gli altri, perché a volte quello che semini è sempre oro. Ecco ciò che caratterizza la vita dei preti missionari, una vita a disposizione degli altri: carisma, volontà, forza, speranza. Perché si sa, di questi tempi la speranza è la prima a morire; eppure per molti preti italiani sparsi in tutto il mondo la speranza vive ogni giorno. Padre Cesare Pesce, originario di Novi Ligure, spese ben 54 anni della sua vita dal 1948 al 2002 in Bengala (Bangladesh)  per aiutare i più poveri e alla domanda se si sta meglio in Italia o in Bangladesh, rispondeva: «La mia vita è laggiù, dove ho piantato la mia vocazione e dove il sacerdozio assume dimensioni così sconfinate che non saprei concepirlo né più bello, né più entusiasmante.» 


Il programma principale di questi missionari è l’educazione, l'evangelizzazione e l'assistenza. Quasi sempre si occupano dei bambini, ma anche delle giovani madri e in certi casi si prendono cura di intere famiglie. Operano soprattutto in Africa e in Thailandia dove è ancora in corso la guerra civile. È il caso di Alex Zanotelli che dal 1965 al 1973 lavorò come missionario nel Sudan Meridionale, martoriato dalla guerra civile e fu costretto a ritornare in Italia perché le autorità civili gli si misero contro. Oggi vive nel Rione Santità a Napoli dove il degrado è all’ordine del giorno; o come il  missionario Pietro che si schierò contro la guerra in Vietnam e mandato dall’arcivescovo di Saigon Nguyen Van Dinh denunciò tanti crimini di guerra. Attualmente è un noto giornalista e ha scritto 80 libri  fra cui Giornalismo missionario in Italia, La mia vita per le Filippine 1986, La Missione continua - Cinquant’anni a servizio della Chiesa e del terzo mondo (San Paolo), Clemente Vismara, missionario e beato (1897-1988) e Marcello Candia manager dei poveri che dopo tre lauree (in chimica, farmacia e biologia), e una venticinquennale attività di industriale, vendette la sua brillante azienda e partì come missionario cattolico. Che dire, ogni missionario ha la sua storia e potremmo stare qui a fare lunghi elenchi di uomini e donne che ogni giorno amano, soffrono e aiutano gli altri, perché non contano tanto i soldi che diamo ai poveri che vediamo sui marciapiedi, ma come li possiamo salvare dalla strada, per sempre; e questi missionari c’è lo insegnano ogni giorno, perché sono loro la Speranza.

Barbara Di Benedetto

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