Sicilia, speranze per il futuro
“Di fronte m’eri Sicilia, o nuvola di rosa sorta dal mare! E nel mezzo
un monte: l’Etna nevosa. Salve o Sicilia! Ogni aura che qui muove pulsa una
cetra od empie una zampogna è canta e passa... Io era giunto dove giunge chi sogna”
(Odi e Inni - L’isola dei poeti,
1906). Così il poeta Giovanni Pascoli, con ammirazione e delicatezza, descrive
la Sicilia come la terra che regala i sogni più belli. Oggi, questa
meravigliosa isola al centro del Mediterraneo, vive una realtà ben diversa. La
Sicilia non offre molte opportunità di occupazione, e ai giovani è stato
impedito di guardare il proprio futuro da una classe politica inefficiente e
spesso sorda ai problemi della gente. Troppi ragazzi, tra i venti ed i
trentacinque anni, vivono nell’inutilità dei propri sforzi scolastici e
universitari, tentando di stare a galla con contratti da stagisti. Nelle
selezioni professionali si richiedono esperienza pluridecennale e titoli
formativi di alto livello, qualità difficili da trovare sul mercato del lavoro.
Nell’eventualità in cui si presenti il candidato adatto, non si rispetta il
dovuto livello contrattuale. Tutto ciò ha portato molti ragazzi siciliani ad
abbandonare la propria regione per emigrare al Nord Italia ed anche all’estero.
Tanti altri non hanno compiuto questo passo per diverse motivazioni:
sfavorevoli condizioni economiche familiari, mancanza di coraggio, magari
perché non tutti sono pronti a nuove esperienze, oppure per scarse ambizioni
professionali. Questi giovani vivono nell’incertezza del precariato. Tra
questi, c’è chi lotta ogni giorno con tutte le proprie forze, svolgendo i
lavori più pesanti ed umili, improvvisandosi tecnico, operaio, manovale.
Eppure, spesso rimane dislocato dalla laurea conseguita, la quale non è mai
stata messa in pratica. I giovani sono il classico esempio dell’“arte
dell’arrangiarsi”, tipica del Meridione d’Italia. La società non premia la
bravura del lavoratore, bensì chi ha più raccomandazioni. Infatti, come in
tutte le realtà, ci sono i benestanti, rappresentati dai cosiddetti “figli di
papà” che non hanno nessuna preoccupazione per il loro futuro, poiché
quest’ultimo già programmato. Tuttavia, la Sicilia non è solo un luogo da cui
andare via. Ad esempio, un primo passo avanti si è compiuto in favore
dell’imprenditoria giovanile femminile. L’Irap (imposta regionale sull’attività
produttiva) è stata abolita per le imprese costituite entro e non oltre il
2012. Questo è sicuramente stato un primo, ma significativo incentivo che ha
dimostrato la tenacia di chi, tra la massa di parassiti, vuole invece continuare
a lottare e non arrendersi di fronte a una situazione di assoluta incertezza
lavorativa. Da ciò è auspicabile ritenere che il futuro della Sicilia, terra
appartenente alla generazione protagonista del XXI secolo, deve avere la
speranza e il coraggio di guardare con fiducia alle prospettive sognate, per
poter dire un giorno come Pascoli in alcuni suoi versi: “Ero dove si sogna”.
Davide Sirna
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