Sito ufficiale

Seguici sui nostri social: Facebook Twitter Google Plus

lunedì 23 luglio 2012

Sicilia, speranze per il futuro



Di fronte m’eri Sicilia, o nuvola di rosa sorta dal mare! E nel mezzo un monte: l’Etna nevosa. Salve o Sicilia! Ogni aura che qui muove pulsa una cetra od empie una zampogna è canta e passa... Io era giunto dove giunge chi sogna” (Odi e Inni - L’isola dei poeti, 1906). Così il poeta Giovanni Pascoli, con ammirazione e delicatezza, descrive la Sicilia come la terra che regala i sogni più belli. Oggi, questa meravigliosa isola al centro del Mediterraneo, vive una realtà ben diversa. La Sicilia non offre molte opportunità di occupazione, e ai giovani è stato impedito di guardare il proprio futuro da una classe politica inefficiente e spesso sorda ai problemi della gente. Troppi ragazzi, tra i venti ed i trentacinque anni, vivono nell’inutilità dei propri sforzi scolastici e universitari, tentando di stare a galla con contratti da stagisti. Nelle selezioni professionali si richiedono esperienza pluridecennale e titoli formativi di alto livello, qualità difficili da trovare sul mercato del lavoro. Nell’eventualità in cui si presenti il candidato adatto, non si rispetta il dovuto livello contrattuale. Tutto ciò ha portato molti ragazzi siciliani ad abbandonare la propria regione per emigrare al Nord Italia ed anche all’estero. Tanti altri non hanno compiuto questo passo per diverse motivazioni: sfavorevoli condizioni economiche familiari, mancanza di coraggio, magari perché non tutti sono pronti a nuove esperienze, oppure per scarse ambizioni professionali. Questi giovani vivono nell’incertezza del precariato. Tra questi, c’è chi lotta ogni giorno con tutte le proprie forze, svolgendo i lavori più pesanti ed umili, improvvisandosi tecnico, operaio, manovale. Eppure, spesso rimane dislocato dalla laurea conseguita, la quale non è mai stata messa in pratica. I giovani sono il classico esempio dell’“arte dell’arrangiarsi”, tipica del Meridione d’Italia. La società non premia la bravura del lavoratore, bensì chi ha più raccomandazioni. Infatti, come in tutte le realtà, ci sono i benestanti, rappresentati dai cosiddetti “figli di papà” che non hanno nessuna preoccupazione per il loro futuro, poiché quest’ultimo già programmato. Tuttavia, la Sicilia non è solo un luogo da cui andare via. Ad esempio, un primo passo avanti si è compiuto in favore dell’imprenditoria giovanile femminile. L’Irap (imposta regionale sull’attività produttiva) è stata abolita per le imprese costituite entro e non oltre il 2012. Questo è sicuramente stato un primo, ma significativo incentivo che ha dimostrato la tenacia di chi, tra la massa di parassiti, vuole invece continuare a lottare e non arrendersi di fronte a una situazione di assoluta incertezza lavorativa. Da ciò è auspicabile ritenere che il futuro della Sicilia, terra appartenente alla generazione protagonista del XXI secolo, deve avere la speranza e il coraggio di guardare con fiducia alle prospettive sognate, per poter dire un giorno come Pascoli in alcuni suoi versi: “Ero dove si sogna”. 

Davide Sirna

Nessun commento:

Posta un commento