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venerdì 1 giugno 2012


Il riso di Cristo: un enigma senza tempo


«Ma le scimmie non ridono. Il riso è proprio dell’uomo.»
«Come il peccato. Cristo non rideva mai.»
«Ne siete così sicuro?» Tratto da Il nome della rosa (film del 1986).

A lungo la Chiesa e gli ordini da essa derivanti si sono posti l’interrogativo sulla personalità di Gesù Cristo: e tuttavia non vi è nulla nella Bibbia che dia conferma o, al contrario, smentisca l’ipotesi sul suo lato umano. Durante la vita terrena, o meglio di quello che si sa’ sulla sua vita terrena, non è specificato nulla riguardo alla reazione che poteva suscitare in Cristo assistendo ad una scena che noi definiremmo “comica”. Ma essendo l’intera Scrittura un Libro di Verità sincere e di notevole serietà tematica, molti fedeli ritengono sia opportuno non indugiare su frivolezze di questo tipo e piuttosto invitare gli osservatori attenti ad ascoltare la Parola della salvezza senza soffermare la mente su concetti di natura psicologica e scientifica di questo tipo. Nonostante tutto, sembra che gli stessi segni cristiani, come la Sacra Sindone (analizzata e studiata scientificamente nei minimi dettagli fin dal ‘500 da Leonardo da Vinci), rivelino la serietà e la compostezza del volto di Gesù, il quale scese sulla Terra non per scambiare battute d’ilarità o momenti di felicità con la gente, ma per portare un messaggio di amore, fede e pentimento attraverso il dolore e il sangue versato sulla croce pur di salvare l’umanità dal peccato della morte. Nulla di quanto ha operato il Figlio di Dio, come ridare la vista ai ciechi, guarire gli infermi e i lebbrosi, scacciare i démoni o risuscitare i morti, è motivo di scherzo e risa, ma la misteriosità che si cela dietro la sua figura divina è ciò che da sempre ha alimentato il desiderio di scoprire chi era realmente questo Messia. Molti sono i film come Il Re dei Re di Nicholas Ray o Gesù di Nazareth di Franco Zeffirelli, i quali ritraggono il volto di Cristo posato e quasi impenetrabile, sempre sereno, ma allo stesso tempo pronto a rispondere per mezzo della parabola scaturita quest’ultima, dalle insaziabili e molte volte malefiche domande poste dai diffidenti della sua missione. L’intero messaggio del Vangelo porta in sé la gioia della ricompensa eterna dopo il sacrificio sulla Terra; la prova che egli pone davanti ai credenti è la sola Volontà di avere fede e assistere così contemplanti alla vittoria del Padre sul Principe della terra (Satana). I segni lasciati in sua memoria (i sacramenti del suo corpo e sangue) in mano agli apostoli sono legati all’unico e vero comandamento tramandato a tutti loro: amarsi l’un l’altro, come lui li ha amati, un concetto, questo, fuori da ogni ideologia di compagnia tra amici per tenersi in allegria.
Per le comunità fedeli, la figura di Cristo, nel senso fisico del termine, è forse l’unico mistero, oltre al senso della vita, che permarrà fino all’avvento del Giudizio universale, che vedrà verificarsi la diversificazione tra i pentiti e i non pentiti e che ammetterà i meritevoli nel regno della beatitudine celeste per godere così la luce del volto di Dio.
                                                                                                

Andrea Battaglia

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