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domenica 8 aprile 2012

Le prostitute di Catania: nei loro silenzi la richiesta d’aiuto

Foto di Tiziana Puglisi


Quello della prostituzione è un fenomeno assai diffuso, di cui in linee generali ne è a conoscenza tutta la popolazione, ma che d'altro canto viene “espulso” dalla realtà sociale della gente. Si trovano ben poche persone che ne parlino apertamente, che tentino di trovare soluzioni, oppure che sollevino questioni sul problema.
 Sebbene quando siamo alla guida delle nostre auto tutti possiamo assistere a queste particolari sfilate: sfilze di ragazze, chi più chi meno giovane, adagiate contro un muro che costeggia la strada, accasciate sull'asfalto, oppure semplicemente appoggiate ad un palo a mandare “segnali di fumo” affinché ci si accorga della loro presenza. I luoghi più famosi in cui si possono trovare queste donne, schiave di un mestiere che non si può credere sia svolto per soddisfazione personale e chissà quali crisi e divisioni interiori genera, sono sia quelli ormai noti da anni, sia nuove postazioni che possono sembrare insolite e nascono anche in quartieri non degradati e piuttosto illuminati. Alcuni esempi: via delle Finanze, via C. Colombo, Viale Africa, il faro nei pressi del porto, ecc.
Contro il fenomeno della prostituzione, per ostacolarne il corso, sono stati tentati diversi provvedimenti, alcuni a cui è seguito successo, altri che invece si sono rivelati un buco nell'acqua.
Si tratta di una verità scomoda e difficile da affrontare, che spesso si ritrova intrappolata tra silenzio e paura. Ma non si tratta sempre di donne, di quelle che fanno orrore agli occhi della gente per bene, e d'altro canto sono sottoposte ogni giorno al rischio di perdere la vita nell'affidarsi, anche se solo per un'ora, a un qualsiasi sconosciuto? Le condanne vengono inflitte con troppa facilità e con carenza di sensibilità; scendere a fondo nei fatti potrebbe rivelare che queste donne non sono macchine del sesso e che magari non si tratti di una loro scelta.


Foto di Tiziana Puglisi

Per questi motivi abbiamo sviluppato un servizio speciale, di cui si avrà testimonianza anche sul web (www.vocidicitta.it); si tratta di domande discrete, che forse non riveleranno niente di cui già non si sia a conoscenza, ma che ci hanno permesso di capirne di più, perché trovandosi lì di fronte a queste donne, vengono fuori, anche se velate, emozioni che vanno dalla paura di un'ipotetica intervista, alla gelosia, la quale poi, dopo aver preso un po' di confidenza si tramuta in discorsi “sentimentali” a seguito di una scusa per avvicinarsi che sfiora l'assurdo.
Dal servizio è sorto che si tratta di ragazze di nazionalità estera, alcune romene ad esempio, che si trovano sulla strada con tempi di esperienza differenti: chi da due anni, chi da tre giorni. Nel rapporto alcune di loro, per il loro lavoro al costo di 150 euro l'ora, fanno tutto tranne il vero e proprio sesso. Altre danno disponibilità per le cosiddette “ammucchiate”, offrendo pure la possibilità della presenza di uomini, i gigolò insomma, che è possibile contattare.
Durante il servizio, svolto nei pressi di Viale Africa, una delle cose che ci ha colpito maggiormente si è verificata al primo tentativo di avvicinamento: dopo aver sentito che, con il pretesto di dover scrivere una tesi universitaria sulla prostituzione, avrei dovuto buttare giù qualche riga sulla loro situazione, c'è stato un rifiuto di parola, con la scusa che non capissero l'italiano. Sui loro visi è stato notato il timore, forse perché qualcuno al di sopra di loro potesse intervenire con una conseguente punizione. Non si trattava di un rifiuto sentito e profondamente radicato; nei loro occhi c'era pure qualcosa che gridava aiuto, come bisogno di parlare.


Foto di Tiziana Puglisi

Un'altra ragazza, quando le è stata comunicata l'idea di una festa particolare col fidanzato (questa è la scusa sopradetta che sfiora l'assurdo), in cui lei sarebbe stata, insieme alle "colleghe", la sorpresa per gli uomini, ha dichiarato: «Ma non sei gelosa? Io gliele darei». Riflettete ora, se queste donne facciano questo mestiere per mero compiacimento fisico. Meditate se anche loro non meriterebbero un riscatto. Se è giusto lasciare che sia così, ovvero seguire l'instancabile flusso di quel mondo in cui è conveniente vivere fingendo di ignorare questa realtà che mostra la degradazione in cui poco a poco stiamo sfociando e nella quale si trova Catania.
Quale sarà il futuro di queste donne, dunque? Le troverete sempre lì, a portata di tutti e quando vorrete, come dicono loro, all'angolo della strada, a vendere se stesse perché non credono che la vera vita possa essere diversa, oppure nonostante le immani difficoltà, di nuovo sì per la strada, ma alla luce del giorno?
C'è sempre una speranza, una via di fuga verso la libertà per cui vale la pena lottare.

Tiziana Puglisi

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